
Once upon a time...
Quando lo spogliatoio angusto e familiare fu al completo si guardarono negli occhi.
Una luce diversa, uno sguardo differente. Forse il cielo plumbeo aveva intorpidito le loro anime, forse capirono che quella stagione, che si stava rivelando trionfale, avrebbe potuto essere l'ultima insieme. Fu un attimo, racchiuse molto.
Quindi riprese il vociare, i racconti della scuola, i pantaloncini, i calzettoni, i parastinchi che non si trovavano mai...e la formazione, il riscaldamento, le scarpette a sei.
La gente alla rete osservò l'entrata in campo, mentre i ragazzi si posizionavano: carichi, il fuoco dentro, avevano voglia di giocare.
Al fischio dell'arbitro, ore 14.30 di un deprimente pomeriggio di febbraio, sembrò che il tempo si fermasse. Giocarono come mai si era visto: tocchi di prima, finezze, tunnel, dribbling, scatti;gli avversari non esistevano, o meglio, erano derisi.
Passarono in vantaggio, poi il pomeriggio riprese la sua corsa infame.
Cominciarono a "volare" calci e minacce dell'avversario stordito e la poesia della prima mezz'ora lasciò spazio alla confusione. Il primo tempo finì solo 1-0, quasi una beffa. Bevendo il thè caldo dell'intervallo nessuno si accorse del destino che, con un ghigno beffardo, lasciava lo spogliatoio.
La ripresa fu tremenda: due infortuni, i nervi che affioravano, la stanchezza, il pareggio casuale dell'altra squadra. Finì incredibilmente 1-3, con il fango che assaliva le caviglie e gli occhi che diventavano lucidi, di rabbia e delusione.
In quel momento alcuni di loro capirono che forse era tutto finito.
L'anno si concluse con un secondo posto, raggiunto dopo aver dilapidato un enorme vantaggio. Di quella stagione però, non dimenticherò mai la sera dopo quella partita, passata insieme ad alcuni dei ragazzi in un locale della città.
Tra musica alta e sorrisi troppo smaglianti, notai due di loro al bancone; sembravano silenziosi, forse ubriachi, e si guardavano negli occhi.
Quando le luci della pista da ballo illuminarono per un breve secondo i loro visi mi sembrò di scorgere delle lacrime. Forse non era stata solo una partita persa.